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No alla legalizzazione della cannabis

Oggi alla Camera dei Duputati si è tenuta un’audizione in merito alla proposta di legge C. 3235 Giachetti (Disposizioni in materia di legalizzazione della coltivazione, della lavorazione e della vendita della cannabis e dei suoi derivati), in rappresentanza della Comunità Incontro Onlus di Amelia sono stati auditi il dott. Giampaolo Nicolasi, responsabile della struttura, e la dott.ssa Tania Fontanella, psicoterapeuta responsabile del team di psicologi.

La Comunità Incontro in una dettagliata relazione ha espresso le ragioni di ordine psicologico e di ordine sociale della propria resistenza alla liberalizzazione della cannabis, ribadendo il proprio no all’uso di qualsiasi droga.

“Le ragioni della nostra resistenza alla liberalizzazione della cannabis sono di ordine psicologico e di ordine sociale.

Dal punto di vista psicologico abbiamo riscontrato negli assuntori di cannabis un incremento esponenziale di disturbi, della forma e del contenuto del pensiero. Tali tipi di disturbi, ben presentati nella nuova edizione del DSM5 (manuale internazionale di psichiatria) si presentano assai più insidiosi dei disturbi dell’umore.

Gli effetti della cannabis alterano il funzionamento dei circuiti neuronali inducendo stati e forme di pensiero con fenomeni di ridondanza procedurale, tangenzialità, illogicità, perseverazione, blocco, deragliamento. Questi disturbi della forma del pensiero, rappresentano efficacemente gli effetti che vengono considerati “divertenti” nella “cultura dello sballo” ed hanno gravi conseguenze negli assuntori giovani e negli adulti.

Nei giovani nativi digitali, già esposti alle complesse dinamiche della comunicazione informatica e carenti nelle dinamiche nella tradizionale socializzazione. L’uso della cannabis porta a disturbi dell’apprendimento e della motivazione fino alla comparsa di dissociazioni logiche con deliri ed allucinazioni. I nativi digitali infatti sono trattenuti all’interno del pensiero magico infantile in ragione della pressione comunicativa degli strumenti informatici. Specialmente nella attuale generazione “touch” che vive nella dipendenza dal cellulare il disturbo dissociativo viene repentinamente slatentizzato in loro anche da una sola assunzione di cannabinoidi, specie se potenziata negli effetti come la attuale OGM.

Attravero la liberalizzazione della coltivazione e dell’utilizzo della marijuanapassa l’informazione culturale che non ci sia nessun livello di pericolosità di tale sostanza more info here. Questa informazione non è vera. Ci sono numerose ricerche in ambito neuro-scientifico che dimostrano che l’utilizzo anche saltuario di un certo quantitativo di delta9 thc (principio attivo presente nella marijuana), non solo inibisce le risposte di memorie e di attenzione nei ragazzi, con ovvie conseguenze in ambito didattico, ma crea anche atrofia corticale su quelle persone che hanno delle alterazioni genetiche non facilmente identificabili.

Contrariamente ai disturbi dell’umore, non abbiamo però a disposizione strategie terapeutiche o psicofarmaci per curare o contenere tali disturbi del pensiero.

A causa del falso “mito” della presunta “innocuità” della cannabis, da sfatare anche per l’elevata concentrazione del principio attivo sopra citato, corriamo dunque il rischio di esporre una intera nuova generazione a disturbi dissociativi. I danni della cannabis consistono inoltre nell’alterazione della personalità, della ragione e della volontà dell’individuo. Questo accade in tutti i soggetti che assumono droghe anche in assenza Rowing di tossicodipendenza.

Negli adulti assuntori l’effetto di dissoluzione di vincoli inibitori, indispensabili alla pacifica convivenza sociale, aumenta i processi di devianza e di messa in atto di comportamenti illegali ed aberranti.

Il prof. Gabriel Nahas, tossicologo tra i pionieri nello studio delle relazioni cannabis/cervello, invita a riflettere sul fatto che “il modo in cui l’essere umano pensa e giudica, la sua capacità di distinguere tra vero e falso, tra bene e male, e la sua stessa libertà di scelta, vengono compromessi dalla droga perché l’esperienza autentica del mondo esterno viene ad essere snaturata”.

L’illusione percettiva della possibile gestione della sostanza assunta si struttura negli adulti perché l’effetto di distorsione sulla realtà porta a minimizzare gli effetti psichici sperimentati ed a giudicarli compatibili con vissuti ritenuti semplicemente disinibiti mentre in effetti ci trova a confronto con vere e proprie patologie del comportamento. L’assuntore infatti pensa di aver semplicemente esercitato il suo diritto di esprimere emozioni forti nei suoi comportamenti senza rendersi conto di esprimere un disturbo di personalità antisociale o narcsistico. Pertanto l’assuntore perde la capacità di giudicare il significato dei propri atti, rinunciando alla ragione e alla libertà. Durante il consumo di cannabis e di droghe gli agenti chimici distruggono progressivamente le funzioni psichiche  annullando ciò che è più prezioso nell’uomo: l’esercizio della logica e della ragione.

Le ragioni di ordine sociale che ci portano Bilfront a rifiutare la logica della legalizzazione della cannabis stanno fondamentalmente nel fatto che la legge crea un costume sociale e modifica la cultura colelttiva. L’uso di cannabis legalizzato dallo Stato autorizza i giovani a rispondere: “Ma cosa vuoi da me se lo Stato ce lo permette” di fronte alle raccomandazioni educative degli adulti.

A controprova ne sia il fatto che le positive campagne antitabagismo e il divieto di acquisto ai minori hanno prodotto una importante diminuzione nel consumo ed una potente motivazione a smettere di fumare nei dipendenti da nicotina.

Non si comprende perché, di fronte a risultati positivi sul piano dell’educazione alla salute, si debba quindi assumere una posizione sostanzialmente di segno opposto mediante una legge che esprime una comunicazione liberalizzante sul consumo di droga.

Le conseguenze di destabilizzazione sociale dovute alla percezione di tale comunicazione permissiva sarebbero gravissime e di segno opposto rispetto alle indicazioni che il legislatore ha dato, ad esempio, sull’omicidio stradale compiuto da soggetti sotto l’effetto di cannabis o alcol. L’assunzione di cannabis aumenta infatti la probabilità di incidenti, provocando un rallentamento dei tempi di risposta ad uno stimolo.

Anche l’alcolismo è una grave piaga sociale soprattutto tra i giovani, ma mentre per l’alcol è dannoso soprattutto l’abuso, per le droghe il solo uso è devastante.

In ogni caso è assolutamente necessario semmai contenere sia l’uso che l’abuso di tutte le sostanze disinibenti per i danni che producono nella sfera delle relazioni sociali ed interpersonali divenute estremamente fragili in questo momento di trasformazione della nostra società.”