LA COMUNITA’ INCONTRO ONLUS E’ UN'ORGANIZZAZIONE CERTIFICATA ISO 9001:2015, ACCREDITATA CON LA REGIONE UMBRIA E CONVENZIONATA CON IL SSN

Storie in cammino

Sono Francesco, ho 41 anni e ho desiderio di raccontare la mia storia a chi crede nella possibilità di una rinascita.
La mia è una storia che inizia nel buio, nella solitudine, nel dolore di un fallimento e si conclude con una nuova vita, viva, libera, luminosa, piena di amore, progetti, speranza e fede.
Dopo un’infanzia ed un’adolescenza serene, un evento molto doloroso (la morte di mio padre tra le mie braccia) mi ha lasciato un grande vuoto che ho tentato di colmare con lo sballo. Fuggivo dalle responsabilità e dalla realtà, per rifugiarmi in un mondo virtuale he ha cambiato il mio stile di vita, al punto da non più riconoscermi e da estraniarmi anche dai miei cari. Da quel momento, pur lavorando con costanza, ogni mia decisione e comportamento erano finalizzati alla fuga, allo sballo. L’unica difesa che credevo possibile, nel mio mondo chiuso ed egoista, era la trasgressione dalle regole e da una vita che mi aveva colpito, così credevo io, ingiustamente.
Questi sono gli anni bui, del mio cammino di autodistruzione, gli anni della disperazione, delle bugie, gli anni della coscienza imprigionata nella dipendenza, che mi impediva anche di gioire delle cose belle che ancora potevo vivere (sono stato un bravo giocatore di basket). Purtroppo quel Francesco aveva irrimediabilmente scelto di non vivere, di non amare, di essere senza futuro.
Poi è arrivata una speranza, il mio più grande amore, Manuela. La serenità di appartenere a qualcuno, di proteggere ed accudire la donna che ami, di progettare insieme il nosto futuro. Un futuro iniziato con una maternità dolorosamente interrotta, che però ha fortificato il nostro rapporto. Ho assaporato con lei la felicità di guardare semplicemente le stelle e fremere d’amore, di sentirmi vivo solo con una carezza, con un bacio, con l’emozione bella dei bambini.
Nella mia tragica spirale sono riuscito a calpestare e deludere anche questa grande speranza.
Così ho toccato il fondo, ed ho compreso quanto sia difficile uscire dalle grinfie di questa “strega” bugiarda che è la droga. Poi la vita, non contenta, come spesso accade, mi ha strappato anche l’amore di mia madre. Un giorno nella più nera disperazione, quando ho pensato anche alla morte, ho trovato dentro la forza e la dignità di chiedere aiuto. Ho ricevuto la risposta dalla Comunità Incontro e dal piccolo grandissimo uomo e sacerdote Don Pierino. Da quel momento inizia tutta un’altra storia.
Le prime esperienze e i primi tempi in Comunità sono stati difficili, pieni di paure, di solitudine, di malinconia e di dubbi sulla possibilità di ritrovare il vero Francesco e i suoi affetti più cari. Vivere insieme al mio Don in un ambiente pulito, sano, accettato con amore e mai giudicato, curato con tenerezza e determinazione, mi ha reso forte e convinto della mia scelta, della parola data di concludere il cammino dei 30 mesi. Senza dubbi ed esitazioni per ricostruire la dignità di uomo e di persona. La parola chiave della mia rieducazione è stata la fiducia. Fiducia in me stesso, in coloro a cui mi sono affidato, nel mio pieno recupero sociale e umano. Ogni giorno è stato vivo, positivo, coraggioso e con sacrificio ho superato le difficoltà che la realtà ti mostra. Di questo sono fiero ed orgoglioso, e sarei felice di condividere con altri mille, centomila Francesco, Angelo, Fabio, Luca questo orgoglio e questa fierezza.
Voglio salutarvi così:
“Ciao sono Francesco, ho solo 3 anni, sono con Manuela e con i miei cari, sto realizzando e miei progetti, ho voglia di vivere, e sono testimone semplice e libero, vivo e sorridente di come questa “valle della speranza”, ora anche casa mia, sia riuscita, grazie ai valori del fondatore Don Pierino, mai abbandonati dai coordinatori e dai responsabili (di cui ho fatto parte), a compiere il miracolo di ridare vita, vigore, luce ad una stella che si stava spegnendo.

Francesco

Mi chiamo Simona e nel 1993, mentre ero detenuta per spaccio, scopro di essere incinta. Passo tutta la gravidanza in carcere, convinta di farcela da sola contro il mondo. Il mio bimbo muore durante il parto e lì la mia testa, già fragile per la mia tossicodipendenza, va in tilt. Non ascolto nessuno, il mio unico obiettivo diventa distruggermi e sballarmi per non pensare e quello che era successo. In carcere viene a trovarmi un ragazzo che mi vuole aiutare a tutti i costi e che riesce a convincermi chissà come ad intraprendere il percorso comunitario. Sono arrivata in comunità agli arresti il 20 settembre 1993 nel centro di Calvi dell’Umbria. Quello che ricordo di quel giorno sono tutti i cartelli stradali che mi avrebbero aiutato a tornare indietro durante la mia sicura fuga, ma il 27 settembre a Molino Silla incontro Don Pierino e, non chiedetemi come, ho sentito qualcosa di forte dentro. È come se me stessa, la mia dignità, il mio essere si stessero risvegliando da un lungo letargo del quale ancora oggi fatico a ricordare tanti dettagli. Il mio percorso in Comunità Incontro non è stato facile. È doloroso doversi ricostruire ed imparare ad amarsi, ma allo stesso tempo questo processo ti dà una forza tale da affrontare veramente ogni ostacolo della vita, nel bene e nel male. Oggi sono una persona felice, ho un compagno che mi ama e che amo, proprio perchè ho imparato ad amarmi; ho un bel lavoro che ho imparato a fare con dedizione e tenacia (anche se faccio pagare le tasse…e non è così divertente!); ho degli amici veri, perchè ho imparato ad essere leale e ho la mia vita, perchè ho imparato ad amarla.
La Comunità Incontro non mi ha solo aiutato ad uscire dalla droga, che era il rifugio più comodo per sfuggire al mondo, ma mi ha insegnato ad amare me stessa e, di conseguenza, gli altri e la mia vita. Di Don Pierino ho un ricordo molto tenero. È lui che mi ha permesso di ritrovarmi ed è a lui e alle persone che ho incontrato in comunità che devo la Simona che sono oggi.

Simona

Sono Roberto ho 17 anni ed ora sono felice. Credo veramente, forse per la prima volta, in quello che sto facendo, nel “cammino” che sto portando avanti, quindi nel mio recupero e nel mio reinserimento.
Grazie al “grande Don Pierino” ed alla sua creatura, la Comunità Incontro, ho trovato il coraggio di chiedere aiuto, e la speranza viva di una nuova vita e di un futuro possibile.
Non ho mai avuto una vita serena, anche s mi divertivo, non vedevo prospettive. Vivevo nell’illegalità, imbrogliando gli altri e me stesso, compiendo tante “cazzate” nelle quali io stesso sono annegato.
La prima canna all’età di 14 anni, non tanto per moda, quanto per il piacere di trasgredire e di ribellarmi alle convenzioni che la vita ci impone. Non mi sono più fermato ed in poco tempo sono diventato spacciatore salendo man mano di quantità. Sono stato portato tre volte in ospedale con T.S.O. (trattamento sanitario obbligatorio), ed ho bruciato la mia adolescenza.
Ho iniziato a spacciare per due motivi. Il primo era di poter disporre sempre della sostanza che assumevo sempre di più, il secondo era di accumulare denaro per crearmi una indipendenza, considerate le precarie condizioni della famiglia.
Solo ora capisco che di spaccio di droga non ci si arricchisce, solo ora che vedo il mondo in modo tutto diverso, se penso a ciò che ho perso riesco a dare un senso ai miei pensieri e se tornassi indietro farei tutto in modo diverso, ma non si può ed il mio passato è comunque parte di me.
Oggi vivo il mio presente e sto costruendo il mio futuro libero e semplice con l’aiuto delle persone che con me fanno la comunità e mi aiutano a costruire una nuova vita.
Sono entrato in comunità per uso di sostanze quali marijuana ed hascish, oggi considerate “droghe leggere” ma che producono danni gravi come posso testimoniare sulla mia pelle.
Ricordo ogni giorno i principi fondanti la Comunità Incontro: coraggio, tempo, fede, speranza, sacrificio, volontà, amore.
Principi che dopo cinque mesi diventano valori da condividere per la mia vita nuova.
Ogni giorno assaporo l’avvicinarsi del mio futuro libero da ogni dipendenza, consapevole dei miei limiti e delle mie qualità, fiducioso negli altri.

Roberto

Sono Enzo, ho 62 anni, sono il più vecchio della Comunità, non il più saggio né il migliore.
Sono ludopatico, ma non è per gioco che ho distrutto la mia vita e la vita dei miei cari e di altri amici.
Ho vissuto una vita fortunata, ricca di realizzazioni e consenso, con tante conferme delle mie qualità, accettato da tante persone, amiche e affettuose, con mia moglie, mia figlia e la mia nipotina vicine, ma anche piena di egoismo e fragilità esplose alcuni anni fa in una malattia subdola e grave che è capace di trasformare il gioco in dolore acuto e disperato.
In tanti anni ho sviluppato conoscenza e nozioni, crescendo nel cinismo nella presunzione e nell’arroganza, travestite da una frase ripetuta e retorica “ Enzo è una brava e bella persona”…
In questa realtà finta, non ho maturato semplicità, umanità e amore, minando seriamente la stima di me, e cercando rifugio alle mie fragilità nell’ipnosi fumosa e triste di una slot machine.
Sono entrato in un vortice terribile e crudele, che ti rende cieco e solo, incapace di pensare all’amore di chi ami, di fermarti, di riflettere, di ritrovare dignità e rispetto di te, semplicemente dedicato alla distruzione del tuo mondo buono.
E’ cosi che si sceglie deliberatamente di morire piano piano, prima per il piacere effimero poi giù nell’abisso, per la stupida presunzione di non tendere una mano e chiedere aiuto.
Non riesci più a fermarti, sei annullato col “diavolo in corpo” in una dimensione artificiale e sterile che non avresti mai creduto possibile. Non ti ferma il pensiero del male che fai ai tuoi cari, agli amici a te stesso.
Ho commesso reati per continuare a giocare ed a distruggere l’io che non riconosci più.
Così ho fatto io, poi nel baratro, solo abbruttito, impaurito, apatico e vuoto con l’angoscia di restare solo e la voglia di farla finita.
Poi un miracolo, una luce, la speranza che ritorna sotto forma della Comunità Incontro, delle parole e dei pensieri del suo creatore Don Pierino; l’angelo buono e la Madonnina del Sorriso che infondono dignità e coraggio alla tua vita, semplice, utile, per ritrovare l’essenza di te.
Vivi ogni giorno nella bellezza dello spirito evangelico che ha ispirato i valori fondanti, e puoi guarire condividendo la semplicità della vita, insieme a persone che ti accettano, di sorreggono ti guidano verso un futuro in cui non speravi più.
La comunità ti aiuta e ti cura nella dimensione terapeutica, nella dimensione umana, e nel profondo dell’anima costruendo giorno dopo giorno un uomo nuovo, che non dovrà più vergognarsi dei suoi errori.
Oggi un Enzo nuovo, rifiorito, si affaccia di nuovo al mondo, con coraggio, sacrificio, impegno, rinato insieme a tante persone smarrite nel loro disagio, convinto e sinceramente pentito del male causato a se stesso ed ai suoi amori più importanti, fiducioso di poter rivivere poco o tanto che sarà, come testimone del miracolo più grande che ogni momento ci ricordano le parole senza tempo di Don Pierino “ Vi ho amato tenerissimamente”

Enzo

Ho iniziato ad assumere cocaina e alcool a 38 anni, dopo una devastante storia d’amore, travagliata e complessa: un tradimento.
La cocaina l’ho iniziata a casa di amici, una sera in preda alla voglia di uscire dallo sgomento, dal vuoto che la fine di questa relazione mi aveva lasciato. L’ho provata e non l’ho più lasciata (seppur all’inizio in maniera sporadica).
La cocaina ti prende psicologicamente, ti disinibisce, ti fa volare e parlare senza avere paura di nulla. Questo all’inizio, poi finisce la fase up e crolli nella fase down, dove ti riemerge, il vuoto interiore, la stanchezza, i sensi di colpa e il marcio che è in te ed intorno a te. Ti crea la falsa illusione di poter vincere le paure che ti porti dentro.
Gli ultimi due anni li ho trascorsi nel vuoto più totale, emarginata e nella più totale solitudine.
Ho perso tutto, lavoro statale, dignità, e stavo per perdere anche mia figlia, il mio tesoro più grande.
Ho preso coscienza, ho detto “basta!”, ho chiesto aiuto a mia figlia, implorandola di trovarmi una comunità. Detto fatto.
La Comunità Incontro è stata la mia ancora di salvezza. Sia gli operatori del gruppo di appoggio di Roma, sia gli operatori di Molino Silla, hanno contribuito, con la loro esperienza a tendermi una mano.
Oggi mi trovo qui, lontana dall’inferno e spensierata, in questo immenso paradiso.
Con la speranza e la voglia di cambiare, lasciandomi alle spalle lo squallore del passato, la maledetta droga che ti dilania lentamente a ti annulla come essere umano.

Annamaria

Avevo 18 anni ed ero in montagna in settimana bianca con i miei amici. Era una sera particolare e avevamo deciso di ascoltare musica tecno sballandoci con droga ed alcol. Dopo aver assunto lsd e mdma ci era venuta l’idea di raggiungere in auto degli amici in un paese vicino al nostro. Ovviamente ero talmente fatto che ho quasi perso il controllo del veicolo. Fortunatamente un mio amico, che non aveva fatto uso di sostanze stupefacenti mi ha urlato e, quindi, abbiamo evitato la tragedia. Dopo quella maledetta notte mi sono reso conto che la mia non era vita e quindi accettai la proposta dei miei genitori di entrare in Comunità. Ora a distanza di anni il mio sogno è quello di trascorrere una vacanza in montagna, guardare le stelle e vivere l’essenza della vita libero da qualsiasi sostanza.

Giulio

Sono 15 mesi che sono nel centro femminile della Comunità Incontro ed ho finalmente capito quanto è bello vivere senza il demone della droga. Sono felicissima di essere qui con le altre ragazze condividendo sani divertimenti e grandi valori. Il mio sabato sera, prima di entrare in Comunità, è sempre stato all’insegna dello stordimento e dello sballo. Non mi è mai mancato niente. Mamma e papà mi trattavano come una principessa, ma io mi ribellavo. Ho iniziato a fumare i primi spinelli con le compagne di scuola nei bagni. Il passo è stato breve dallo spinello passai alla cocaina. Ben presto la mia vita divenne un incubo. I miei genitori scoprirono la mia tossicodipendenza e decisero di non darmi più soldi. Quindi ero costretta a vendere il mio corpo per comprare la dose giornaliera.

Roberta

Una notte di un anno fa ha segnato per sempre la mia vita. Ricordo di averla trascorsa in discoteca, assumendo e spacciando ecstasy. Ero euforico, mi sentivo invincibile fino a quando sono stato fermato da due agenti in borghese all’interno del locale e mi trovarono l’ecstasy. Mi accompagnarono a casa per un’ulteriore perquisizione. Mia madre si svegliò sentendo i cani delle forze dell’ordine abbaiare. Spaventata continuava a ripetere che prima o poi sarebbe successo. Mi arrestarono. Mia madre mi veniva a trovare in carcere. Mi faceva male incrociare il suo sguardo triste e deluso. Avevo voglia di riscattarmi e soprattutto di farmi perdonare, quindi accettai di buon grado di scontare la mia pena presso la Comunità Incontro di Don Pierino Gelmini. Sono ancora qui dove ho riscoperto i veri valori della vita.

Ivan

Avevo soltanto 13 anni quando ho fumato il primo spinello. Dal quel momento è iniziata la mia discesa nel baratro delle dipendenze da sostanze fino a quando un giorno non ho deciso di dire basta e farmi aiutare. La mia storia è come tante altre. Volevo essere accettato dal gruppo, ma tutti pensavano che fossi lo sfigato del paese, quindi da evitare. Poi un bel giorno incontrai Matteo un ragazzo più grande di me che mi disse di entrare a far parte del suo gruppo. Mi sembrò un sogno. Mi portavano con loro nelle discoteche delle riviera romagnola e fu con loro che fumai il primo spinello. Il passo fu breve inizia con le pasticche, ma non mi bastavano così provai anche la cocaina. Tutti i sabato sera era un mix di alcol, pasticche e cocaina, fino a quando una sera nel rientrare a casa fummo vittime di un incidente. Da lì venne fuori la verità: la mia tossicodipendenza. Poi scoprii che Matteo aveva perso la vita. A quel punto dissi basta e chiesi aiuto alla Comunità Incontro.

Giovanni

La prima volta che mi dissero di provare la cocaina dissi di no, poi la volta successiva accettai. Mi dissi cosa vuoi che sia se la provo una volta. La mia curiosità prese il sopravvento. In effetti non successe niente la prima volta che la provai ero solo più euforica. Poi ci furono altre feste e di conseguenza altre occasione per farne uso. Dentro la mia testa ripetevo a me stessa che potevo smettere quando volevo. Invece non era così perché la volevo sempre di più e l’uso diventò quotidiano. I soldi non bastavano più e pur di procurarmi la polvere bianca ero pronta a tutto: spacciarla, prostituirmi. Ben presto gli amici, quelli veri, capirono che facevo uso di cocaina e volevano aiutarmi, ma io negavo tutto anche l’evidenza dei fatti. Un giorno mi ritrovai a rubare in ufficio e venni denunciata. Persi il posto di lavoro, la casa dove vivevo, la dignità. Un giorno mentre girovagavo per la città incontrai una persona che mi parlò della Comunità Incontro e mi convince di farmi aiutare.

Annamaria

Gioco d’azzardo, cocaina e alcol. Questi sono stati i miei migliori amici per lunghi cinque anni della mia vita. Ho iniziato a giocare con le slot machine per divertimento poi pian piano mi hanno preso sempre più. Non riuscivo a staccarmi da quelle infernali macchinette. Trascorrevo giornate intere davanti alle slot e mi serviva qualcosa che mi aiutasse. Un amico mi ha detto di provare con la cocaina e l’alcol. Effettivamente mi davano quella carica che serviva per stare davanti alle slot. Ero sempre alla ricerca di soldi. Mi sono venduto tutto quello che possedevo d’oro compreso quello di mia moglie e dei miei figli. Ero arrivato a simulare che fossimo stati vittime di un furto. Non mi credeva più nessuno. Tutti sapevano che ormai ero entrato nella rete del gioco d’azzardo, della cocaina e dell’alcol. Una sera toccai il fondo quando mi arrabbia perché non trovai i soldi e spaccai mezza casa. Mi consigliarono di farmi aiutare dalla Comunità Incontro e accettai.

Antonio

Timore. Dubbi. Volti nuovi. Volti di chi come me, oggi , entra in comunità. La comunità. Una parola astratta della quale ancora non conosco il significato. Mi chiedo se sarò pronta ad ascoltare il passato di chi mi circonda e se sarò in grado di raccontare la mia di storia, storia che non ha una fine, ma ha un inizio ben preciso. Era il 23 gennaio, il giorno del mio compleanno. Ti aspetti un vestito nuovo, un viaggio per due in un’isola sperduta della Grecia e invece ti ritrovi a provare, grazie al tuo ragazzo, una pasticca perché “da un effetto assurdo, con questa riesci ad abbandonare la realtà”. E ho provato. Ho viaggiato. Ho viaggiato forse troppo a lungo una volta rischiando anche di non tornare più dalla mia famiglia e dai miei amici. Per una pasticca. Che poi sono diventate tre, cinque, otto pasticche. Per una pasticca che poi si è tramutata in violenza da parte del mio ragazzo. Per una pasticca che poi è diventata la completa eliminazione della mia dignità e della mia vita. Sono qui oggi, un anno dopo, per scartare un regalo più bello e per riscoprire chi sono. Grazie alla Comunità Incontro ho riscoperto chi sono e chi voglio diventare appena ho terminato il percorso di recupero

Gianna

Ho iniziato a fare uso di sostanze quando avevo 15 anni. Cercherò di raccontare la mia esperienza per quanto sia sicuro che sia avvenuta così oppure con qualche particolare diverso, tanto questa storia è molto simile ad altre, forse a tinte un po’ più estreme. All’epoca suonavo in una band formata da qualcuno dei miei compagni di classe e persone che ritenevo “amici”, era un piccolo gruppo, ma di gente molto vicina l’una all’altra. Io e Giorgio suonavamo la chitarra elettrica insieme nella band, un gruppo di compagni di classe e “amici”, e ci chiamavano i “Drugs Twins”. Alle feste e ai party e agli incontri e alle prove noi, i gemelli di droga, ci facevamo di quattro/cinque speedball, dei cocktail formati da eroina e cocaina mischiate insieme, ci davano un senso di benessere, ci sentivamo indistruttibili. Uno o due anni fa Giorgio, è morto di overdose, fu allora che decisi di chiedere aiuto alla Comunità Incontro. Oggi sono qui e sto cercando di iniziare una nuova vita anche se purtroppo i medici dicono che l’assunzione prolungata di queste speedball mi ha causato gravi danni al cervello, problemi di memoria e una forte confusione e altri danni che non potranno mai guarire, perciò non commettete il mio stesso errore.

Massimo

Ho 21 anni e sono sei mesi che ho iniziato un percorso di recupero presso la Comunità Incontro. Mi ci sono voluti 4 anni per capire che ormai le sostanze si erano impadronite del mio corpo. A 17 anni, quando ho iniziato con la cocaina, pensavo di poterne uscire da solo. All’inizio era solo uno spinello alle feste con gli amici, per aumentare il divertimento e riuscire a dimenticare tutto quello che mi faceva star male. Poi ho cominciato a cercare droghe sempre più pesanti per aumentare lo “sballo” e stare meglio. Quando mi facevo sembrava che tutto perdesse importanza, che i problemi svanissero, ma una volta finito l’effetto tornavano più grandi di prima e dovevo assolutamente cercare i soldi per un’altra dose. Cominciai a rubare, persino in casa. Finii per essere denunciato dalla mia stessa famiglia e dal carcere fui trasferito nella Comunità Incontro. Per me fu come rinascere. All’inizio ero solo molto arrabbiato e non capivo come avessero potuto farmi una cosa del genere le uniche persone di cui pensavo potermi fidare. Solo dopo ho capito che con quella denuncia mi avevano salvato la vita.

Teodoro

Come in tutte le cose c’è sempre la prima volta. La mia prima volta con la cocaina è stata quando avevo 16 anni. Ero con le amiche in vacanza. Quella sera prima di andare in discoteca ci siamo dette perché non tiriamo una striscia di cocaina così siamo più allegre. Detto fatto. L’euforia era tantissima, ero disinibita. Oltre ad essere fatta ho iniziato anche a bere. Poi il giorno successivo l’ho cercata nuovamente. Poi è diventata con il passare dei giorni e dei mesi un’abitudine. Non potevo farne a meno. I soldi non bastavano più per il mio vizio anzi la mia dipendenza. A quel punto per procurarmi i soldi sono arrivata la punto non solo di vendere tutto quello che avevo, ma anche il mio corpo. Una sera un signore distinto mi si avvicinò e iniziò a farmi una serie di domande. Non riuscivo a capire cosa volesse. Aveva capito che alla fine ero stanca ed esausta della vita che facevo. Mi parlò della Comunità Incontro. Mi informai e non esitai un attimo a chiedere aiuto. Sono 20 mesi che sono qui e vorrei tanto ringraziare quell’angelo.

Susanna

Sono Paolo, ho 43 anni. Come potrei definire la mia vita finora? Criminale e malata. Ho passato gli ultimi cinque anni a fare furti e a far prostituire le mie presunte “fidanzate” per comprarmi droga e alcol. Tutto quello che avevo prima di precipitare in questo abisso di depravazione me lo sono giocato ai tavoli di blackjack e poker, alle slot machine e alla roulette. Dopo aver perso anche la collanina d’oro, ricordo del nonno che non ho più, e i bracciali d’argento di mia madre ho cercato conforto nella cocaina, nella “maria” e nell’eroina , poi non soddisfatto i bicchieri di birra, vodka, rum e gin divennero i miei migliori amici. Un giorno viene da me un poliziotto che mi offre la sua mano, benedetta mano, e mi porta alla Comunità Incontro di Molino Silla. Ora io sono qui e finalmente ho l’aiuto che mi serviva. Dopo undici mesi di percorso comunitario ho capito con esattezza cosa è la vita e quanto male ho fatto a me stesso e soprattutto alle persone che mi amavano e che malgrado tutto mi sono ancora vicine.

Paolo

Essere uomo. Dimostrare forza. Non tirarsi indietro, mai. E’ iniziata così la mia storia. Un gruppo di amici. Una festa che doveva essere qualcosa di magico e di indimenticabile. E poi una striscia di un qualcosa a me sconosciuto. Polvere di fata per rendere più magica la serata? Gli “amici” mi dissero: “Non fare la femminuccia e provala coglione”. E da questo momento è entrato in gioco quello stupido senso di voler dimostrare la forza. La forza dell’uomo che non si ritira mai, dicevano i miei amici. Ho iniziato così. Prima cocaina, poi eroina e poi eccomi qua. Ho cominciato a chiedere i soldi ai miei genitori, a derubarli e a fare violenza su di loro. Ho toccato il fondo e sono entrato Alla Comunità Incontro per trovare la vera risposta a cosa significhi essere un uomo. Tirarsi indietro, serve. Dire di no, serve. Ricordare di avere una propria sensibilità, una propria intelligenza e agire con la propria testa, serve. Qui in comunità ho ricominciato a vivere.

Fabio

La mia vita è stata un inferno fino a quando sono arrivata qui alla Comunità Incontro. Quando ho deciso di chiedere aiuto avevo toccato il fondo. Vendevo il mio corpo pur di trovare i soldi per comprare la cocaina. Non facevo uso solo di sostanze, ma anche di alcol. Ero fuori di testa dalla mattina alla sera. Avevo 16 anni quando ho fumato il primo spinello. Mi è subito piaciuto. Poi con il mio ragazzo abbiamo deciso di provare la cocaina e da quel momento non ne sono più uscita. Le sostanze si sono impossessate del mio corpo e della mia testa. Ho iniziato a rubare oggetti di valore in casa per poi rivendermeli per quattro spiccioli. Poi i miei quando si sono resi conto che ero una tossica e alcolizzata mi hanno buttata fuori di casa. La strada è diventata la mia nuova casa. I miei amici erano tossici, spacciatori e balordi. Un giorno, in un momento di lucidità, m sono specchiata e davanti a me ho visto una donna con gli occhi spenti, sporca dentro e a quel punto ho chiesto aiuto. Ora sono qui in percorso da 10 mesi e mi sento rinata.

Antonella

La dama bianca, ovvero la cocaina, è stata per sette lunghi anni la mia migliore amica. Con lei mi sentivo forte, appena la prendevo mi faceva sentire bene e non avevo paura del mondo. Poi appena finiva l’effetto tornavano le mie paure, fobie e fragilità. Una sera eravamo a casa di amici e mi hanno proposto di iniettarmela la dama bianca. Le sensazioni che ho provate in quei momenti sono state fortissime, ma poi mi sono sentita malissimo. Chiedevo aiuto, ma mi hanno lasciata lì da sola per non accompagnarmi in ospedale e raccontare cosa fosse accaduto. Da sola sono arrivata all’ingresso del portone e sono riuscita a chiedere aiuto. In quegli attimi mi è passata davanti tutta la mia non vita. Dopo il ricovero in ospedale ho deciso che era arrivato il momento di crescere e di affrontare il mondo senza più nascondermi. A quel punto ho chiamato la Comunità Incontro per sapere come potevo fare per iniziare il percorso di disintossicazione. A distanza di 18 mesi ho capito molte cose, tra cui l’essenza della vita.

Barbara

Ho visto la morte in faccia ed è stato dopo quel brutto incidente stradale, in cui ha perso la vita la mia fidanzata, che ho deciso di chiedere aiuto alla Comunità Incontro. Era una sabato sera come tanti in cui eravamo andati in discoteca ed eravamo completamente sballati. Avevamo fatto uso di sostanze ed alcol. Abbiamo preso l’auto per tornare a casa e al secondo tornante siamo andati fuori strada. Lei è morta sul colpo ed io mi sono salvato. Ho capito che avevo avuto una seconda possibilità e quindi ho scelto la Comunità Incontro per farmi aiutare. Appena sono arrivato le regole mi stavano strette visto che comunque la vita era fatta di droga, alcol e gioco d’azzardo. Le mie giornate le passavo davanti alle slot machine e per caricarmi tiravo la cocaina, stessa vita la mia fidanzata che più di una volta mi aveva detto che voleva smettere. Dovevo dare retta a quello che mi diceva magari ora potevamo stare qui a Molino Silla e pensare ad un futuro insieme. Ora devo lottare sia per me che per lei che vive in me.

Renato

Ho iniziato per gioco poi la cocaina è diventata la mia migliore amica, il mio mondo. Non mi interessava e non esisteva più niente per me. La mia famiglia, mio figlio erano trasparenti, non esistevano regole, c’era solo lei: la dama bianca. Poi ad un certo punto della mia vita non vita mi sono reso conto che mi stavo uccidendo e sprofondavo sempre più in basso. A quel punto ho chiesto aiuto e l’ho trovato in comunità. Ora dopo il lungo percorso ho capito che ero incatenato alla cocaina. Ora mi sento libero. Spero che mio figlio, la mia compagna e la mia famiglia possano capire come realmente sono cambiato. Ho capito che si può cambiare vita e non bisogna vergognarsi a chiedere aiuto.

Gianfranco

Prima di arrivare qui alla Comunità Incontro pensavo che la mia vita sarebbe finita come quella di tanti tossici. Invece qualcuno un giorno mi ha aiutato a cambiare vita e mi ha offerto una possibilità. Vagavo per Roma in cerca di qualcuno che mi vendesse la sostanza. Non mi ricordo esattamente dove ero. Mi ricordo solo che avevo scoperto che il mio compagno era morto di overdose. Mi si avvicinò una donna e mi chiese se avevo bisogno di aiuto. Risposi male. Ma lei non si spostò mi abbracciò e mi disse di seguirla. Andammo in un bar mi offrì da mangiare. Iniziammo a parlare, scoppiai a piangere e gli raccontai la mia storia fatta di droga, prostituzione e alcol. Mi disse che mi avrebbe aiutato e lo ha fatto portandomi alla Comunità Incontro.

Marinella

Sono stato per molti anni un amante del gioco d’azzardo. Ho frequentato i casinò di tutta Italia e non solo. Amavo la bella vita. Poi ad un tratto un giorno mi sono ritrovato senza soldi e senza famiglia. Avevo, nel giro di pochi mesi, perso tutto, ma soprattutto avevo perso la dignità come uomo. Non ero più una persona ero anche io caduto nella trappola della ludopatia. Mi serviva aiuto e mi sono rivolto alla Comunità Incontro. Qui ho trovato l’aiuto che mi serviva. Con l’equipe multidisciplinare sto riscoprendo un nuovo me stesso. Tutti i giorni, con grande fatica e dolore, sto cercando di recuperare il rapporto con mia moglie e i miei figli, persone a cui ho fatto un male immenso e segnato profondamente.

Luigi

Quando ho saputo della morte di Desirée Mariottini ho avuto un brivido perché quella sarebbe stata la mia fine se la Comunità Incontro non mi avesse aiutata. Anche io ho iniziato molto presto ad assumere sostanze. A 14 anni il primo spinello, a 16 anni la cocaina e a 18 l’eroina. Per procurami la sostanza ero disposta a tutto. Il mio corpo era diventato la mia unica fonte di guadagno. Andavo tranquillamente a casa degli spacciatori. Non pensavo ai pericoli che correvo. Poi un giorno me ne sono passata e mi hanno abbandonata di notte davanti al portone di un palazzo seminuda. Mi sono risvegliata in ospedale e davanti ai miei occhi due angeli della Comunità Incontro che mi hanno aiutata a riappropriarmi della mia vita.

Ilaria

Il mio percorso di recupero qui alla Comunità Incontro è iniziato 20 mesi fa. Sto riprendendo in mano la mia vita, quella che 10 anni fa avevo gettato via. Le sostanze e l’alcol erano i miei migliori amici. Non mi importava che mia moglie e i miei figli non avessero i soldi per vivere. Quello che guadagnavo doveva essere solo per me e per i miei vizi. Poi un giorno sono tornato a casa e ho trovato un biglietto con scritto: “Ti amiamo, ma non possiamo continuare a vivere nella paura e nella violenza”. E’ vero alcune volte quando ero in astinenza ho spaccato tutto in casa e ho alzato anche le mani su mia moglie. Ora sto cercando, con molta difficoltà, di ricostruire la mia vita e la mia famiglia grazie all’aiuto della Comunità Incontro.

Andrea

Cocaina, alcol e slot machine. Questi i miei grandi e unici amici che mi hanno distrutto la vita. Non potevo vivere senza di loro. Poi un giorno quando è arrivato l’ufficiale giudiziario che mi ha buttato fuori di casa perché non pagavo l’affitto da tantissimi mesi. In quel momento ho avuto un flash e mi sono reso conto che avevo toccato il fondo. La mia vita era finita. Ho cercato aiuto e grazie ad un amico vero ho conosciuto la Comunità Incontro. Dopo vari colloqui mi hanno dato la possibilità di iniziare il percorso. Ora sono 15 mesi che sono qui. I primi mesi sono stati duri e difficili. Ora devo ammettere che quella non era la vita. Giorno dopo giorno sto cercando di riprendere la mia vita e spero che presto riuscirò a camminare da solo.

Domenico

La vita mi ha portato a non credere più a niente fino a quando sono entrata qui alla Comunità Incontro. In questo luogo ho riscoperto l’amore verso me stessa e verso la mia famiglia. A 13 anni ho iniziato a farmi le canne, a 16 è arrivata la cocaina. A 20 anni ho abortito. Ero rimasta incinta dell’uomo che pensavo mi amasse. Era lui che mi procurava le sostanze, era lui che per la prima volta mi ha fatto prostituire, è stato lui che una sera mi ha riempita di botte tanto da farmi perdere il bambino che portavo in grembo da tre mesi. Lui quella sera mi ha accompagnata in ospedale e lasciata lì. Fortunatamente sono arrivati i miei genitori che si sono presi cura di me e per aiutarmi mi hanno portata in Comunità. Ora dopo 1o mesi ho capito il vero significato dell’amore.

Angela

Il mio rapporto con le sostanze è iniziato a 18 anni. Ero a casa di amici e hanno tirato fuori la cocaina. L’ho provata e da quel giorno è diventata la mia compagna di vita. La prendevo perchè con quella polvere bianca ero più intraprendente e disinibita. Poi la situazione mi è sfuggita di mano e non ne potevo più fare a meno. Ogni giorno ero alla ricerca della sostanza. Il mio stipendio e conto in banca non bastavano più. Un giorno mi sono ritrovata fuori strada. Sono stata venti giorni appesa ad un filo, lottando tra la vita e la morte. Poi quando mi sono ripresa ho capito che mi stavo uccidendo. C’era il mio migliore amico che mi ha detto: “Se vuoi ti posso aiutare”. Mi ha fatto conoscere la Comunità Incontro. Da qui la mia seconda vita. Ho avuto una possibilità per ripartire.

Giulia

Ho raccontato bugie inverosimili pur di non far capire che i soldi mi servivano per comprare fumo, cocaina ed eroina. Ora ho 27 anni e sono ospite della Comunità Incontro da 30 mesi. La prima volta che mi sono fatto una canna avevo 14 anni. Da lì ho continuato fino a 24 anni. A casa ho rubato tutto i soldi e l’oro per di comprare la droga. Un giorno i miei genitori mi hanno buttato fuori di casa. Non sapendo come fare ho iniziato a rubare. Mi hanno arrestato ho scontato la mia pena in carcere e poi sono di nuovo finito in strada. Dormivo dove capitava. Poi una sera mentre ero fatto ho attraversato la strada e sono stato investito. A quel punto l’ospedale ha avvertito i miei che sono arrivati di corsa. Mi hanno proposto la Comunità. Devo dire che mi hanno salvato dalla morte certa.

Fabio

Quest’anno sarà il primo Natale da lucida. Ogni volta che arrivavano le feste per me era un motivo in più per restare fuori casa e sballarmi con cocaina, alcol ed eroina. Sono entrata il 27 dicembre del 2017 e abituarmi alla vita comunitaria non è stato semplice. Ora dopo undici mesi posso dire che i miei genitori hanno fatto bene a portarmi qui alla Comunità Incontro. Ho riscoperto la voglia di vivere e i veri valori della vita che non conoscevo più. Appena terminato il percorso il mio desiderio sarebbe quello di trovare un lavoro e formarmi una mia famiglia. Sono consapevole che la strada è lunga, ma devo farcela sia per me che per l’amore che hanno dimostrato i miei genitori per me.

Anna

Ogni volta che arrivava il Natale per me significava sballo. Erano i giorni in cui facevo maggiore uso di sostanze e alcol. Erano anche quelli in cui avevo in tasca più soldi. Quando lo scorso gennaio i miei genitori mi hanno accompagnato qui alla Comunità Incontro ero arrabbiatissimo, ora li ringrazio. La mia non era vita. Nella mia testa c’erano sempre le sostanze. Non mi importava di niente se non di recuperare i soldi per comprare la cocaina. Solo ora a distanza, di undici mesi, sono riuscito a capire il male che ho fatto a me stesso e anche a chi mi stava vicino. Ora voglio riappropriarmi della mia vita. Terminato il percorso comunitario vorrei avere una compagna con cui condividere la vita.

Michele

Sono trenta mesi che sono in Comunità e sono rinata. Ho ripreso in mano la mia vita fatta di abusi di sostanze ed alcol. La mia storia è simile a tante altre. Ho iniziato a fumare gli spinelli quando avevo soltanto 14 anni, poi sono passata alla cocaina a 15 anni. Fino a 20 anni la mia vita è stata una corsa per guadagnare soldi per poi spenderli per comparare le sostanze. A 21 anni sono finita in carcere. Lì è stata davvero dura, ma appena sono uscita sono tornata a casa e i miei genitori non mi hanno fatto entrare la porta. Mi hanno sbattuta fuori. Trascorrevo le notti per strada oppure dai vari amici tossici come me. UN giorno guardandomi ho detto basta e ho chiesto aiuto alla Comunità.

Giuseppina

Che dire della mia vita è stata sempre al limite. Ho vissuto per anni abusando di eroina e alcol. Ora sono quattro mesi che ho iniziato il mio percorso in comunità e devo dire che mi sento rinata. Ogni giorno che mi sveglio apprezzo vita. Se faccio un analisi del mio passato non trovo niente: solo dolore. Alcune volte fatica a capire perché ho fatto certe cose, come ad esempio, vendere i gioielli di famiglia o prendere i soldi dal portafoglio di mia madre o dei miei fratelli. Sto cercando di riprendere in mano la mia vita facendo grossi sforzi per accettare quel passato che adesso da lucida mi fa stare male.

Ludovica

Ho ricominciato a vivere da sette mesi. Ebbene si è la verità. Fino a quando non sono entrato in comunità vivevo per strada, dormivo dove capitava, mangiavo quando qualcuno mi regalava un tozzo di pane o un pezzo di pizza. Però i soldi per la cocaina e per giocare alle slot li ho sempre trovati. Una dipendenza che mi ha fatto fare le peggio cose. Ho perso la mia famiglia, i miei figli, la mia azienda, i miei soldi. Una sera, ero disperato, ho incontrato una persona che mi ha parlato della comunità. Il giorno dopo ho telefonato a quel numero che mi era stato dato e ho chiesto aiuto. Loro sono i miei angeli.

Giuseppe

Cocaina, eroina e alcol. Questi i miei migliori amici fino a quando non sono entrata in comunità. Avevo 17 anni quando ho iniziato. Tutto è cominciato per gioco con le mie amiche. Avevamo conosciuto un gruppo di ragazzi con cui il sabato sera andavamo in discoteca. Una sera ci hanno offerto la cocaina dicendoci che ci avrebbe aiutate ad essere più allegre e spligliate. Di fatto fu una serata di divertimento, ma anche di eccessi. Non mi ricordo cosa è accaduto dopo una certa ora. So solo che ogni giorno ne volevo sempre di più. I soldi non bastavano mai e sono arrivata a vendere anche il mio corpo.

Anna

Sono rinata. Mi guardo allo specchio e vedo un’altra persona. Sono 18 mesi che sono qui alla Comunità Incontro e mi sto riprendendo giorno dopo giorno la mia vita. Ho 26 anni e per dieci anni ho fatto uso, anzi è meglio dire, ho abusato di alcol e sostanze. A 16 anni la mia prima canna, poi le pasticche e la cocaina, alla fine anche l’eroina. Il tutto accompagnato da alcol. A 24 sono rimasta incinta e non so di chi perché vendevo il mio corpo. Ho abortito naturalmente. Ma da questo episodio tutto è cambiato ancora di più in negatico. Poi 18 mesi fa un overdose e ancora una volta mi hanno salvata. Mi hanno parlato della Comunità Incontro. Ho avuto dei colloqui con alcuni psicologi e ho capito che potevo farcela. Ora posso dire che sono tornata a vivere.

Cristina

I miei mi hanno buttato fuori casa e per 5 mesi ho vissuto in strada chiedendo l’elemosina. Ero solo e sempre in cerca della sostanze, la mia compagna di vita. Ho iniziato a 15 anni con una tirata di cocaina in discoteca con gli amici. Da lì è diventata un’abitudine. Mi sentivo bene quando l’assumevo, ma non capito che mi stava trascinando in un tunnel da dove non sarei più uscito. Avevo un buon lavoro, ma i soldi non mi bastavano per il mio vizio. Così ho iniziato a rubare soldi e gioielli a casa. I miei se ne sono accorti e mi hanno buttato fuori di casa. Un giorno senza soldi e in preda all’astinenza una persona mi ha parlato della Comunità. Ho deciso di cambiare vita e da 20 mesi sono tornato ad essere quel ragazzo di 20 anni pieno di sogni e progetti per il futuro.

Fabio

Vivere o non vivere? Questa è la domanda che mi sono fatta quando ho deciso di intraprendere il percorso di disintossicazione qui alla Comunità Incontro. Ho scelto la vita. Ho vissuto per dieci anni con la mente offuscata da alcol, droga e gioco d’azzardo. Poi un bel giorno guardando i miei figli ho capito che li avrei persi per sempre e non potevo permettermelo, così ho chiesto aiuto. Ora sono 7 mesi che sono ospite della struttura e ogni giorno è una conquista. Mi stanno aiutando a risalire dallo sprofondo dove ero finita. Sia con i miei figli che con il mio compagna stiamo cercando di ristabilire un rapporto basato sulla fiducia e sincerità. Purtroppo solo ora, giorno dopo giorno, mi sto rendendo contro del male che ho fatto alle persone che mi hanno sempre amata.

Francesca