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Ciao Marco

Marco ci ha lasciati… lo vogliamo ricordare con la sua storia, pubblicata nel numero di dicembre 2015 de Il Cammino.

“Mi chiamo Marco vengo da una famiglia con 4 fratelli e genitori che ricordo semplici e lavoratori. Nasco nel 1965 ho avuto un’infanzia felice e spensierata e così la condussi fino a 13 anni quando cominciai a sentire la pressione di una vita che non comprendevo, sentendo crescere il rifiuto e la ribellione di una cattiveria che a me piaceva. Facevo quello che volevo sia in casa che fuori. Improntai una vita sbagliata ma confortevole all’apparenza. A 13 anni cominciai a frequentare le discoteche, a bere e quasi sempre… tornavo a casa tardi, ubriaco e sconvolto. Lavoravo in un panificio dove conobbi altri ragazzi con i quali cominciai a fumare marijuana e per molti anni sono andato avanti così, bevendo e fumando. I miei genitori non sapevano nulla, mi nascondevo e non mi aprivo mai con loro. Venne a saperlo mio padre, venne da me e mi disse: “è vero che tu fai uso di eroina?” Cercai in tutte le maniere di negare l’evidenza perché avevo paura di lui e gli raccontai tante menzogne, un giorno venne verso di me, mi alzò le maniche della camicia, e vide le mie braccia segnate dalle siringhe. Mi pose delle condizioni: se volevo continuare a vivere in casa dovevo smettere di bucarmi, altrimenti avrei dovuto prendere la mia strada.

Decisi di lasciare casa, andai a vivere con un mio amico che spacciava droga. Era una casa dove c’era un via vai di tossicodipendenti che venivano sia per comprare sia per bucarsi. La mia ribellione stordiva la mia esistenza. Sono stato catturato per 30 anni dall’eroina, portavo avanti quotidianamente una vita tossica che molto abilmente nascondevo con il lavoro, fino a commettere crimini per mantenere uno stile di vita fatto di sballo. Carcere, ospedale, disintossicazione in casa, niente funzionava, anzi perdevo sempre di più le redini della mia vita come un animale indomabile. Rapine, furti, reati su commissione, violenza e armi entra- rono a far parte di una vita balorda, fatta di menzogne e disperazione. Feci tre overdosi, con l’intervento del 118… niente, il mio male interiore non si placava. Entrai nel 1992 nella Comunità Incontro, iniziai a comportarmi seriamente visto che vedevo che la mia vita stava cambiando. Apprezzavo ciò che mi circondava e ho trovato davanti a me un prete che ho iniziato a stimare per quello che riusciva a trasmettermi. Con fatica mi sono fidato, ho fatto miei i suoi insegnamenti per perdonare i miei sbagli. Finito il programma quella che era la mia compagna divenne mia moglie e vennero nella nostra vita due meravigliosi figli, ragazzi ora… Dopo due anni, però, il mio malessere interiore riprese il comando della mia vita e ricaddi nel vortice della droga. Durante un’overdose, però, successe quello che chiamo un miracolo. Trovai un fazzoletto per pulirmi e andai impazzito a casa, litigai con mia moglie e vidi i miei bambini spaventati che con coraggio mi dissero: “Papà ti vogliamo bene”. Il giorno dopo mi ritrovai in tasca quel pezzo di carta della sera prima e c’era scritto: “Giovanni 5:25. In verità, in verità vi dico: l’ora viene, anzi è venuta, che i morti udranno la voce del Figlio di Dio, e coloro che l’avranno udita vivranno…”.

Sono 8 anni che seguo una fede che mi ha salvato dall’inferno della droga. Ho scoperto di avere un cancro, ma oggi preferisco combattere la mia malattia con la fede piuttosto che vivere una vita in salute senza di essa, perché il Signore mi dice di non temere nulla perché la mia vita sarà glori- ficata. Sto recuperando, giorno per giorno, e mi sento un leone. Collaboro con la Comunità Incontro facendo parte del gruppo di volontari di Roma, La Strada della Speranza.”