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TERNI IN RETE – CANNABIS SHOP: “INCENTIVANO L’USO TRA I GIOVANI”

 

Le prese di posizione della Comunità Incontro, del Consiglio Superiore di Sanità, del Ministro Grillo, del Popolo della Famiglia

Claudia Sensi  –  22 luglio 2018

Dallo scorso anno si è verificato un vero e proprio boom di aperture di negozi e distributori automatici aperti 24 ore su 24 dove vengono venduti prodotti a base di cannabis con Thc, ossia il principio attivo che conduce allo “sballo”, inferiore al limite di legge dello 0,6%. Terni, naturalmente, non fa eccezione.

Un business di decine di milioni che molti criticano ed altri approvano.

Preoccupata si dice la responsabile dell’equipe multidisciplinare della Comunità Incontro di Amelia Tania Fontanella. “È come se venisse detto ai ragazzi la cannabis non fa male. La vendita di cannabis light incentiva l’uso tra i giovani che si sentono legittimati ad utilizzarla, in quanto legale, e questo non va bene. Qui alla Comunità Incontro arrivano minorenni in astinenza psicologica. Non esistono droghe leggere – sostiene la psicoterapeuta – e tutte incidono negativamente nell’area cerebrale della gratificazione. E’ diventata quasi una moda tra i giovani quella di uscire il fine settimana per sballarsi. In che modo? Fumando uno spinello o sniffando o bevendo. Un atteggiamento sbagliato che non porta da nessuna parte, ma che fa riflettere. Vengono in mente fatti recenti di cronaca come la ragazzina di 16 anni morta a Genova per una dose di metanfetamina oppure altri decessi di giovani a causa di overdose. Sono proprio questi tragici fatti di cronaca, registrati negli ultimi mesi, che devono spingerci ancora di più a lottare per aiutare i ragazzi che finiscono nella rete della droga. Noi ci batteremo come abbiamo fatto fino ad ora per dire no alla droga. Anche la prevenzione gioca un ruolo importante – conclude Tania Fontanella – e proprio su questo argomento abbiamo avviato dei progetti e collaborazioni con le scuole”.

Critico anche il Consiglio Superiore di Sanità che si è pronunciato contro la vendita libera della cannabis light, nel rispetto del principio di precauzione e tutela dei consumatori inconsapevoli. Il Ministro Giulia Grillo ha spiegato che il precedente Ministro della Salute il 19 febbraio scorso aveva chiesto un parere interno al Consiglio Superiore di Sanità sull’eventuale pericolosità per la salute di questa sostanza. La risposta è giunta il 10 aprile e il 22 giugno il Ministero ha resi pubblici quegli atti. In pratica il Consiglio Superiore di Sanità “ritiene che la pericolosità dei prodotti contenenti o costituiti da infiorescenze di canapa, in cui viene indicata in etichetta la presenza di cannabis o cannabis light o cannabis leggera, non può essere esclusa”. Inoltre, “tra le finalità della coltivazione della canapa industriale, prevista dalla Legge 242/2016, non è inclusa la produzione delle infiorescenze né la libera vendita al pubblico; pertanto la vendita dei prodotti contenenti o costituiti da infiorescenze di canapa, in cui viene indicata in etichetta la presenza di cannabis o cannabis light o cannabis leggera, in forza del parere espresso sulla loro pericolosità, qualunque ne sia il contenuto di Thc, pone certamente motivo di preoccupazione”.

Ora il Ministro Grillo ha investito della questione l’Avvocatura generale dello Stato “per un parere anche sulla base degli elementi da raccogliere dalle altre amministrazioni competenti. Non appena riceverò tali indicazioni assumerò le decisioni necessarie, d’intesa con gli altri ministri”.

Intanto il Popolo della Famiglia – Umbria chiede a tutti i Sindaci della Regione di emanare, con carattere di urgenza, una specifica ordinanza affinché sul proprio territorio comunale venga immediatamente sospesa la vendita dei prodotti contenenti il principio attivo denominato “tetraidrocannabinolo” e vengano allertate le Prefetture in modo che, anche con l’azione della polizia postale, sia interrotta la vendita on-line di quei prodotti che vengono impropriamente chiamati cannabis leggera o legale.

Ciò che ha fatto il questore di Macerata Antonio Pignataro, unico in Italia, vietando la vendita di prodotti ad uso ricreativo e che contengono il principio attivo della cannabis light.